“Entre lo dicho y lo hecho…” (riflessioni varie ed eventuali)


We can be heroes, just for one day.

E cacaci il cazzo, David.
La differenza tra il pensare ed il fare non è mai stata così abissale. E basta un autore di transizione, un Alarcón qualsiasi a confermare che, contrariamente a ciò che dice il caro Manu, “entre lo dicho y lo hecho, el camino es estrecho” (dove “camino” non sta per “camino”, ma per “cammino”).
Forme vecchie per nuovi contenuti? Nuove forme per vecchi contenuti?
Come la metti la metti, la via per una modesta soddisfazione è dura, ma a quanto pare è cambiato molto poco.
É cambiata la comodità delle sedie dei salotti, che non si chiamano più salotti. Le sedie dei caffè non sono imbottite come una volta, e la vita bohemién è stata resa più dura dalle relativamente recenti leggi antifumo.
Ma i giornali girano ancora. 
Credevo che fossimo figli del Novecento e della disgregazione dell’Io, nipoti dell’Ottocento e della creazione dell’ Io, e pronipoti del Settecento con la sua distruzione del Dio.
Invece un goffo illuminismo dogmatico continua a distruggere dèi, un neoromanticismo imbarazzante continua a meravigliare con effetti non più tanto speciali e il novecento… ecco, quello non l’ho ancora capito.
E noi? Dove siamo in tutto questo?
Caro David. Non so come sia stata la tua vita, ma ti invito a rivedere le tue posizioni in merito.
We COULD be heroes, just for one day.

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Studiando un’ INTRODUZIONE.


Lo studio dovrebbe aiutarmi a capire.
E invece più scorro le righe introduttive di Américo Castro, meno ci capisco.
In realtà il problema è più generico. Non si parla di chi ha scritto cosa, come, quando o perchè, ma lo stronzo si chiede perchè l’Uomo sia venuto al mondo e come si vede in relazione alla realtà permanente.
Tanto per capirci e farla breve. L’Uomo non è un fatto, un oggetto o un’ente.
E’ un’azione, porca puttana, un’ azione!
Io l’ho sempre detto, l’Uomo è ciò che fa, ciò che riesce a risolvere. E se non riesco a risolvere un cazzo, ciò vuol dire che non sono un cazzo.
Ciononostante un “mileurista” non è la sua busta paga da mille euro al mese, uno studente non è un libro.
Un creativo è la sua creazione? Una scultura abortita fa dello scultore un mostro?
Io sono gli sfaccimma di sogni che faccio la notte. Se mi sveglio la mattina, vuol dire che non esisto.
E i conti mi tornano proprio perchè non tornano. Mi compiaccio del fatto che uno come Américo Castro non abbia capito un cazzo della vita, proprio come me.
E allora?
Bella domanda.

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While the Radio plays… (vita di periferia)


Sono stanco. Davvero stanco.
Il piccolo Mosè guaisce alla luna alla ricerca di compagnia. Non c’è neanche una stella a illuminare il capannone industriale bruciato che troneggia in una campagna costellata di spazzatura.
I fari di poche e sgangherate auto compaiono all’improvviso e si spengono altrettanto improvvisamente nelle campagne che vanno -per chissà quali vie- verso la periferia.
Le piogge invernali hanno scavato delle profonde buche lungo tutta la strada di casa mia. La fauna naturale vede topi, vari ed eventuali.
L’illuminazione stradale è perlopiù privata. Della “movida” è meglio non parlarne.
Il microfono è spento. Stasera non si trasmette musica. Non c’è trippa per i gatti, tanto per dirla alla pane e cipolle.
Sono stanco. Sono stanco della mediocrità che mi circonda, della mediocrità che mi sommerge e della mediocrità che mi riempie i polmoni…

…While the Radio plays…

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Lacrima (sul fuoco di una confessione)


C’è una certa stanchezza di fondo che mi stramazza.
Il non saper comunicare mi stanca. Mi ammazza. Il pensiero che non ci sia nessuno ad ascoltarmi mi manda al manicomio, ma non è mania di share. Se è possibile è anche peggio.
E’ come urlare ad una folla in una strada vuota.
Forse è il mio modo di parlare, forse quello che dico non è interessante. Forse sono uno solo uno stronzo.

Il mio inutile sabato sera è fatto di lustrini e sorrisi finti. “Ballando con le stelle”, dicono. Il buonismo da primo canale mi dà davvero allo stomaco. C’è trucco sparso ovunque nello studio, e c’è chi lo guarda come un vero rialiti. C’è chi piange per televisione. Mi dispiace, ma non ci credo.

C’è chi in casa guarda il fuoco perso nell’infinito del nulla. Ci si può non parlare per giorni, ma con un bacio sulla fronte prima di andare a dormire ci si dice tutto.

Questo è il mio bacio sulla fronte, per chi lo volesse.
http://grooveshark.com/s/Teardrop+Acoustic/3uR5Y0?src=5

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Buonanotte (pensando a Fisterra)


A chiunque è troppo inquieto per dormire.
A chiunque stia vagando sperso in qualunque parcheggio di provincia.
A chiunque stia sognando, nella paura, di vedere l’inizio del mondo dal Faro di Fisterra.
A chiunque sogni di dover imparare a farsi il nodo della cravatta.
A chiunque sogni di non dover mai imparare  a farsi il nodo della cravatta. 
A chiunque sogni di parlare da solo ed essere ascoltato da qualcuno.
Buonanotte…

http://www.youtube.com/watch?v=hXzSXs0PMO4

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Natale alla salsa di soia


Guidare una nuova auto fa sempre uno strano effetto. Farlo andando verso il rossiccio orizzonte partenopeo è tutta un’ altra cosa. Mi sembra di essere in GTA, solo che abbassando lo sguardo dal rossiccio orizzonte partenopeo non vedo Miami Beach, ma il cimitero di Poggioreale.
Il caso vuole che si passi davanti alla salita del camposanto nel momento in cui il tramonto diventa crepuscolo. In lontananza -ma neanche troppa- le votive tremolanti mettono in luce ciò che rimane di anni e anni di vita.
Lì c’era un calciatore, gli hanno fatto la statua e si so’ pure fottuti la palla.
Poggioreale e tutta via Stadera hanno qualcosa di tristissimo, perfino sotto Natale.
L’otto dicembre, ci sono meno luci del solito. Il bar all’angolo ha messo giusto un babbo Natale sulla porta, il barista preparandomi il thè mi mostra tutta la sua voglia di vivere. Poca, davvero.
Tornare in strada vuol dire rendersi conto che il 13 dicembre 2003, verso le nove – novemmezza di sera, tutta Napoli aveva voglia di vivere, mentre io proprio non ne avevo, e invece quest’anno per strada mi sembra di essere l’ignaro testimone di un lutto collettivo.
Forse è presto per gli addobbi, ma almeno alle ore 17, 30 le chiese dovrebbero essere aperte. E invece no. Non è un mio diritto avere un posto per scambiare due chiacchiere con me stesso, non è un mio diritto provare tristezza per qualcosa di diverso dal grigio (e marrone) corredo urbano della periferia partenopea.

“Mamma, ho preso la salsa di soia…”

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Incubus


ore 01.15.
vorrei farvelo sentire.
E’ qualcosa di avvolgente. Nonostante la batteria a otto bit e la tastiera suoni robotica, i suoni mi suonano morbidi.
C’è qualcosa di cremoso, in questi synth pioneristici degli anni ’80.
Non mi basta, ne voglio ancora.
Il pezzo si chiama “incubus“. Ha qualcosa di vorticoso. Non è per niente ballabile, ma non riesco a fermare la testa, si muove in cerchio.
Sto cadendo, non riesco a fermarmi, non trovo appigli. Qualche chitarra gracchia verso la fine. Cerco di appigliarmi sui mattoni che racchiudono il pozzo, ma è inutile.
Poi il nulla,il pezzo è finito.
Ora si, sono fottuto.

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focus!


Concentrati.
Concentrati stronzo.
Sei solo un’altro stronzo della generazione z. Non ti meriti nemmeno le lettere maiuscole nelle parole “generazione” e “zeta”.
Sei solo uno dei milioni di stronzi senza futuro. Dopo la zeta non c’è piu niente, e l’alfabeto non ricomincerà, stavolta.
Concentrati, stronzo, o vuoi finire fallito? La vuoi la piscina? E allora esci di casa e sguazza nel fango della tua cazzo di strada di periferia, perchè non puoi avere di meglio.
Concentrati, stronzo.
Hai un milione di cose da fare e nessun motivo per farlo.

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Dream on…


16 novembre, ore 23,59
il tempo scorre placido e senza motivo, c’è qualcosa di insipido nelle mie giornate.
La barba cresce, si infoltisce giorno dopo giorno. Questo per me non è mai stato un problema, ma finora la mia è sempre stata una scelta, adesso è semplice, pura e banale incuria.
L’attenzione si sposta (evidentemente in modo non determinante) sul mio tessuto adiposo, il cui processo di smaltimento va avanti tra alterne vicende, poi sui capelli, che ormai hanno vita propria, a discapito delle unghie dei piedi e dell’ombellico, inesauribile fonte di sorprese (scherzo!).
Giorni senza senso, però -hey!- sono entrato a pieno titolo in uno dei pochi corsi universitari di formazione radiofonica, e dovrei sentirmi piu figo anche solo per questo. E invece no.
E come tutte le Radio degne di questo nome, anch’io di notte vi faccio ascoltare pezzi che non sapete di voler ascoltare.
Tre, Due, Uno.

http://www.youtube.com/watch?v=YDAXl05rJNQ&ob=av2e

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Domenica sera


Questa domenica sera è riassumibile in pochi concetti brevi: una musichetta che vorrebbe essere un mix tra epica e thriller rimbomba dalla televisione del salone a tutta la casa.
Sarà uno di quei film tipo polizia autostradale o chissà che.
E’ una domenica sera all’insegna dell’ “emozzione”: ora so dove finiscono i cinesi quando muoiono (secondo il telefilm gli tagliano la testa e la mettono in uno scatolo) e che parlano tutti come immigrati. Clandestini, ovviamente.
Odio ste boiate.
Intanto gli occhi mi bruciano: John Donne mi fa l’occhiolino, ma ormai lo leggo e non lo capisco piu.
Mi sembra sinceramente giusto studiare qualcuno che ha la mente talmente geniale da concepire poesie come “The Sun Rising”, in cui si afferma esplicitamente che “[…] ore, giorni, mesi […] sono stracci di tempo”.
Bello. Bello e geniale davvero. Però trovo veramente ingiusto che io debba studiare lui e a lui non sia toccato studiare i miei pensieri e le mie boiate.
Io studio persone che sfottevano altre persone, ho saputo di altre persone studiare film porno perchè hanno una loro valenza storica, in qualche modo.
E nessuno legge queste righe del cazzo. Non è mania di protagonismo, è che sono uno dei milioni di figli illegittimi (e illeggibili) del Romanticismo.
L’esperienza diventa un punto centrale dello sviluppo psicologico dell’individuo, non solo verso se stesso ma soprattutto nei confronti della società: ognuno sente il bisogno di raccontare la sua storia in diversi modi: diari, biografie, autobiografie e presunte tali.
E qui casca l’asino.
Ognuno è al centro dell’universo, quindi nessuno è importante. Ne io, ne John Donne, ne sto cazzo di Steve Jobs.
Ebbast.

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