Incubus


ore 01.15.
vorrei farvelo sentire.
E’ qualcosa di avvolgente. Nonostante la batteria a otto bit e la tastiera suoni robotica, i suoni mi suonano morbidi.
C’è qualcosa di cremoso, in questi synth pioneristici degli anni ’80.
Non mi basta, ne voglio ancora.
Il pezzo si chiama “incubus“. Ha qualcosa di vorticoso. Non è per niente ballabile, ma non riesco a fermare la testa, si muove in cerchio.
Sto cadendo, non riesco a fermarmi, non trovo appigli. Qualche chitarra gracchia verso la fine. Cerco di appigliarmi sui mattoni che racchiudono il pozzo, ma è inutile.
Poi il nulla,il pezzo è finito.
Ora si, sono fottuto.

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